Romano Prodi (Scandiano, 9 agosto 1939), politico e professore universitario, è stato il primo ed unico candidato premier del centro-sinistra ad aver vinto le elezioni politiche italiane e ad aver formato un Governo senza ricorrere ad alleanze con coalizioni rivali, il che ne giustifica la sua aurea mitica. Nel 1978 è diventato ministro dell'Industria nel Governo Andreotti IV – ma chi non è stato ministro in un governo Andreotti? –; per poi assumere la presidenza dell'IRI in due riprese (se no che ricostruzione sarebbe?). Dopo le elezioni del 2006 viene eletto premier, subentrando a Berlusconi – che però si vendicherà nella partita di ritorno, dodici anni dopo. Dal 1999 al 2004 è presidente della commissione europea che, per vergogna, porta il suo nome. Dopo un secondo, fugace passaggio a palazzo Chigi, di cui rimane traccia solo in qualche racconto dei più anziani, Prodi è stato fondatore e leader de L'Ulivo e presidente dell'assemblea costituente del Pd; eppure è ancora in corsa per il Quirinale. Dal 12 settembre 2008 presiede il Gruppo di lavoro Onu-Unione africana sulle missioni di mantenimento della pace in Africa; il 1º settembre 2008 ha creato la Fondazione per la collaborazione tra i popoli; nell'ottobre 2012 è stato nominato inviato speciale del Segretario generale dell’Onu; dal 21 febbraio 2014 è presidente dell'International advisory board di Unicredit. Ma niente, il Pd non lo vuole capire, che a lui del Quirinale frega un cazzo. Tra i tanti motivi per cui Prodi è tristemente noto si possono citare la tassazione dei conti correnti e delle moto, il bagno di sangue precedente l’ingresso dell’Italia nell’area euro, l’indebolimento dell’economia italiana a seguito dell’apertura alle produzioni estere ed il soprannome che condivide con il ben più vincente Carlo Ancelotti. Prodi ha però il merito di aver valorizzato dal punto di vista politico e sociale un’essenziale figura della Repubblica italiana, altrimenti oscura e misconosciuta: quella del franco tiratore. Docente universitario di Economia e politica industriale all'Università di Bologna, Prodi conferma il detto per cui chi non sa fare insegna.
Pier Ferdinando Casini (Bologna, 3 dicembre 1955) è un politico e trasformista italiano. Dopo aver ottenuto nel 1979 la laurea in giurisprudenza, già nel 1980 (altri tempi!) trova lavoro ed entra in politica nelle file della Democrazia cristiana; alla scomparsa di Antonio Bisaglia diventa stretto collaboratore di Arnaldo Forlani che, da segretario del partito, lo inserirà nel 1989 nella direzione nazionale. Ma niente, nonostante le illuminate guide il nostro si fa irretire d Clemente Mastella e, lasciata la decimata Dc, fonda con lui l’oscuro Centro cristiano democratico e si allea con Berlusconi. Ma non è finita qui: nel 1996 il Ccd si presenta alle elezioni unito ai cristiano-democratici uniti di Rocco Buttiglione, affossando ulteriormente il Polo delle libertà . Fusi tutti questi simpatici movimenti post-balena bianca in un’unica sigla, quella dell’Udc, dopo le elezioni del 2001 Casini è eletto presidente della Camera dei deputati – è il primo uomo che crede di somigliare a George Clooney a ricoprire tale ruolo. In tale veste riceve il papa, nell’unica, storica sessione del Parlamento che ha visto praticamente tutti i deputati e i senatori al loro posto (l’altra è stata in occasione di una votazione per l’aumento del loro stipendio). Nel 2006 Casini prende coraggio e propone una candidatura alternativa a quella del Cavaliere, la sua; sappiamo tutti com’è finita. Nel 2007 è stato protagonista di un’indagine sul mercato immobiliare, quindi - in ottica di una sua possibile salita al Colle - anche questo requisito ce l’ha. Nello stesso anno bolla come “mistificazione†il V-day di Beppe Grillo: ricordatevelo, se pensate che Casini non sia degno del Quirinale. Da allora Casini prosegue la sua misconosciuta carriera centrista, forte del puntuale voto di qualche cattolicissima nonna; nel 2011 entra nella più improbabile alleanza – quella con Fini e Monti – dai tempi della Sesta coalizione antinapoleonica. Due anni dopo l'inevitabile batosta elettorale e - immagino - solo per ripicca, Casini appoggia il governo Letta. Pur covando il sogno di un riavvicinamento alle posizioni del centrodestra a fianco - e vabbè, quello passa in convento - dell’immarcescibile Berlusconi e di Alfano, il nostro ha pensato bene di dare un colpo anche alla botte e, concedendo la fiducia al buon Renzi, ha inspiegabilmente piazzato un ministro – quello dell’ambiente – nel suo governo. Attualmente è Presidente della Commissione Esteri del Senato e leader dell'UdC, pur non ricoprendo cariche partitiche. Riveste anche il ruolo di Presidente onorario dell'Unione interparlamentare e di presidente dell'Internazionale democratica centrista, istituzioni create presumibilmente da lui stesso. Casini, che ha un’età non precisabile, ha sposato la figlia dell'imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone, perché va bene la politica, ma l’importante è costruirsi un futuro.
Salve. Sono il mago di Floz; forse vi ricorderete di me per quella battuta sull'uomo più alto del mondo.
|