LA GUERRA DI RENZI
Dormi sepolto in un bosco di gufi
non é l’Ulivo non sono i tartufi
che ti fan veglia dall’ombra dei fossi
ma sono mille piddini rossi
lungo le sponde della mia Firenze
voglio che scendano i lucci argentati
non più i cadaveri degli italiani
portati in braccio da questa crisi
così dicevi ed era dicembre
e ti prendesti i due terzi dei voti
alle primarie aperte agli idioti
che avran la TV accesa per sempre
fermati Renzi, fermati adesso
lascia che Letta ti passi un po’ addosso
dei morti in battaglia ti porti la voce
chi diede via Prodi ebbe in cambio una croce
ma tu non lo udisti e il governo cambiava
con Boschi e la Madia a passo di giava
ed arrivasti a varcare il Senato
con l’Istat che tira fuori il suo dato
e mentre marciavi con l’anima in spalle
vedesti il Pil in fondo alla valle
che aveva proprio il previsto valore
ma il segno davanti di un altro colore
taglia la spesa, tagliala ora
e dopo un colpo tagliala ancora
fino a che tu non vedrai ritornare
il deficit sotto la soglia normale
ma se io taglio pensioni e incentivi
proprio durante i saldi estivi
il tempo a me resterà per vedere
i sindacati che fanno rumore
e mentre gli usi questa premura
Cottarelli si volta, ti vede, ha paura
ed imbracciata l’artiglieria
non ti ricambia la cortesia
cadesti a terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che il tuo successo finiva quel giorno
e non ci sarebbe stato un ritorno
Silvietto mio crepare d’agosto
con sul fuoco tanto, troppo arrosto
Silvietto mio dritto all’inferno
salvami tu entro l’inverno
e mentre il canguro ti stava sentire
dentro le mani stringevi tagliole
dentro la bocca stringevi parole
troppo gelate per sciogliersi al sole
dormi sepolto in un bosco di gufi
non é l’Ulivo non sono i tartufi
che ti fan veglia dall’ombra dei fossi
ma sono mille civatiani rossi